sábado, 1 de junio de 2013

Poesie: William Shakespeare - Sonetto 17 Chi crederà domani - 18 Dovrò paragonarti - 19 Tempo vorace - Links

 Sonetto 17 - XVII

                Chi crederà domani a queste rime,
                elogio del tuo pregio troppo pieno?
                Si fa sepolcro il verso, quando opprime
                la vita vera, e ne rivela il meno.
                Scrivessi la bellezza del tuo sguardo,
                di fresche cifre le facessi dono,
                “il poeta”, direbbero, “è bugiardo.
                Sette cieli in un viso: troppo buono”.
                Esche allo scherno, mie carte canute!,
                vegliardi tutti lingua e niente al sodo,
                fole di bardi e non lodi dovute,
                zoppìe virtuose di un antico epòdo!
                Salvo che un figlio veda il giorno in cui
                vivrai due volte: nei miei versi e in lui.


  Sonetto 18 - XVIII

            Dovrò paragonarti ad un giorno estivo?
            Tu sei più amabile e temperato:
            cari bocci scossi da vento eversivo
            e il nolo estivo presto è consumato.
            L’occhio del cielo è spesso troppo caldo
            e la sua faccia sovente s’oscura,
            e il Bello al Bello non è sempre saldo,
            per caso o per corso della natura.
            Ma la tua eterna Estate mai svanirà,
            né perderai la Bellezza ch’ora hai,
            né la Morte di averti si vanterà
            quando in questi versi eterni crescerai.
            Finché uomo respira o con occhio vedrà,
            fin lì vive Poesia che vita a te dà.    

            Trad.Fabio Ciaramaglia

Sonetto 19 - XIX

                Tempo vorace, al leone gli artigli
                spunta, alla terra rimanda giù i figli,
                strappa le zanne alla tigre feroce
                e brucia nel suo sangue la Fenice.
                Stagioni alterna di gioie e di dolori:
                fai che ti pare, tempo piè-veloce,
                al mondo intero e ai suoi brevi piaceri.
                Io ti vieto, però, di profanare
                coi tuoi solchi la fronte del mio amore
                o incidere a penna il suo bel volto:
                nella tua fuga intatto fallo andare
                modello di bellezza ad altri ancora.
                Continua pure i giochi tuoi perversi,
                che amore vive eterno nei miei versi.             

                [traduzione di Rocco Minerva]




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