Sonetto 3 - III
Guarda lo specchio: al volto ch’è riflesso
di’ che a un secondo volto doni il vanto.
Se la tua grazia non rinnovi adesso,
dài frode al mondo, ad una madre il pianto.
Donna non è sì bella che il suo seno
fiero disdegni il seme dell’amato,
né uomo che l’orgoglio senza freno
d’amor di sé, d’un figlio abbia privato.
Specchio a tua madre, tu di sua bellezza
il vago aprile nel tuo viso porta.
Sia dolce, ai vetri spessi di vecchiezza,
l’età dell’oro, fra le rughe scorta.
Ma se vivrai senza lasciar memoria,
morirà solitaria la tua gloria
Sonetto 5 - V
L’ore cortesi che squisite danno
le forme al tuo bel viso, onde ogni sguardo
è avvinto, quel potere empio s’avranno:
fare meschino quel ch’era gagliardo.
Il tempo senza posa estate infonde
al tristo inverno, ch’entro lei s’inuna:
gelide linfe stringono le fronde,
beltà innevata è persa in plaga bruna.
Non rimanesse estate distillata,
liquida essenza in carceri di vetro,
beltà dal proprio effetto rovinata
senza rimedio avrebbe il tempo tetro.
fior distillato, se l’inverno avanza
perde il sembiante, e non dolce sostanza
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