lunes, 20 de mayo de 2013

Poesie: William Shakespeare - Sonetto 14 Non colgo il mio - 15 Se penso il divenire - 16 Perché più strenua - Links


 Sonetto 14 - XIV

            Non colgo il mio giudizio dalle stelle,
            pur conoscendo un po’ l’astrologia;
            no, non prevedo cose brutte o belle,
            stagioni, pestilenza o carestia;
            né so al minuto predir la fortuna
            a ognuno, dando un tuono o pioggia o vento;
            a un principe predire se la luna
            favorirà un determinato evento.
            Ma dai tuoi occhi traggo conoscenza,
            stelle fisse che svelano un segreto:
            Bellezza e Verità sarà al completo
            se da te ti converti a discendenza.
            Se no, prevedo che nel tuo finire
            Bellezza e Verità vada a morire.
           
            [traduzione di Rocco Minerva]

 Sonetto 15 - XV


                Se penso il divenire fenomenico,
                le perfezioni effimere di cose
                dentro l’immenso macchinario scenico
                cui le stelle nascoste fanno chiose;
                o vedendo la vita vegetale
                che un solo cielo in noi vezzeggia e frena,
                vanto di gioventù che già disvale
                cedendo al sommo la sua prima lena,
                dico che impermanenza t’arricchisce
                nell’inversa ragione dell’età,
                mentre il tempo predone s’incrudisce
                per menare il tuo giorno a nerità.
                Far guerra amando contro il tempo, ardisco:
                quel che lui prende, ti restituisco.

Sonetto 16 - XVI


                Perché più strenua lotta non ingaggi
                col tempo, quel tiranno sanguinario?
                Fan d’uopo per sconfiggerlo equipaggi
                più degni del mio sterile rimario.
                Oggi tu vivi il colmo dei tuoi giorni:
                mille giardini vergini ed incolti
                la tua virtù potrebbe fare adorni
                di fiori vivi, né dipinti volti:
                linee di vita a vita dan vigore,
                ché il tempo – e la mia penna d’apprendista –
                non rendono bellezza né valore
                degno di perpetuare la tua vista.
                Concederti ti rende eterna, vedi?,
                per quella dolce arte che possiedi.



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